Adolescenza Nonluogo

Giovedì 28 aprile alle ore 18,00

presso il liceo Einstein di Milano – in via Einstein 3

la presentazaione del  saggio “Adolescenza Nonluogo”

Tutto il ricavato dalle vendite del libro sarà utilizzato per finanziare l’attività di ricerca di Laboratorio Adolescenza

da https://laboratorioadolescenzamagazine.org/1740/

“Adolescenza nonluogo”: nel suo nuovo saggio Maurizio Tucci fa un suggestivo parallelo tra l’adolescenza, età di transito per definizione, e il “nonluogo” augeriano.

Nel 1992 l’antropologo francese Marc Augé introduce – in opposizione al “luogo antropologico” – il concetto di “nonluogo”. “Se un luogo antropologico può definirsi come identitario, relazionale, storico – spiega Augé – uno spazio che non è né identitario né relazionale né storico, definirà un nonluogo”.
Inizia così “Adolescenza nonluogo”, il nuovo saggio di Maurizio Tucci – edito da I Libri di Emil, in libreria dal mese di gennaio 2022 – in cui l’autore fa un suggestivo parallelo tra l’adolescenza, età di transito per definizione, e il “nonluogo” augeriano.
“Una felice intuizione – scrive Gianna Fregonara, responsabile del Canale scuola del Corriere della Sera, nella prefazione al libro – di un esperto come Tucci che ha studiato da vicino e indagato questa vera e propria età di mezzo che non riusciamo a definire se non per sottrazione: non più bambini ma non ancora adulti, uomini e donne”.
Adolescenza età “arbitraria” – come la definisce l’autore – che a seconda delle latitudini e delle culture si estende ben oltre quel “completo sviluppo psicofisico” definito da medicina, neurologia e psicologia, o si accorcia fino a scomparire in un rito di passaggio diretto tra infanzia ed età adulta. Adolescenza invenzione “sociale”, quindi, ma anche adolescenza “psicologica” nella quale trova rifugio una società fragile che ha eretto a valore fondamentale l’essere giovani (e possibilmente belli). Una sorta di duty-free mentale che – come ogni duty-free, secondo Augé – genera uno straordinario senso di libertà, una sensazione inebriante di aggirare i vincoli di spazio e tempo nei quali costantemente viviamo.
“Eravamo partiti dal voler in qualche modo negare l’adolescenza assimilandola ad un nonluogo e siamo arrivati a trovarcene ben tre: un’adolescenza biologica, un’adolescenza sociale e un’adolescenza psicologica. Un autogol formidabile?” si chiede provocatoriamente l’autore. Ma in realtà è proprio questo essere “una, nessuna e centomila”, questa inafferrabilità per eccesso di sfaccettature che rende l’adolescenza assimilabile ad un nonluogo. Quasi una sorta di calligramma che prende forma ed esiste solo attraverso la narrazione, per altro estremamente mutevole, che se ne fa.
Il saggio prosegue in una analisi di come la società odierna si rapporta con l’adolescenza. Da un lato proteggendola a oltranza e privandola di quella autonomia (anche di sbagliare) necessaria perché possa essere funzionale al motivo per il quale è stata “creata”; dall’altro ignorandola nella progettazione di un contesto sociale – a partire dall’assistenza sanitaria – che tenga conto delle sue peculiarità e specifiche esigenze. E comunque, nella migliore delle ipotesi, riducendo gli adolescenti all’unidimensionalità del loro essere studenti. Fino ad arrivare – fa notare Tucci – ad una sorta di negazione di sapore freudiano quando l’età senile viene definita “terza età” e non “quarta età”, come sarebbe ragionevole se l’adolescenza avesse uno spazio tutto per sé.
Questo “troppo” o “troppo poco” che la società, a partire dalla famiglia, riserva agli adolescenti è – secondo l’autore – il risultato di scarsa conoscenza e relazione rarefatta, lì dove è proprio la presenza o assenza di “relazione” che discrimina – secondo Augé – il “luogo antropologico” dal “non- luogo”. Relazione con l’adolescenza che, lasciandosi sedurre da una suggestione derivata dalla fisica quantistica a cui il libro dedica un interessante capitolo, è forse impossibile instaurare se non in un rapporto diretto, ma difficile, tra “osservatore” e ogni singolo adolescente.
Il libro ha un epilogo dedicato all’adolescenza nell’anno del Covid. Lo fa da un lato analizzando l’impatto che la pandemia ha avuto sulla vita degli adolescenti – evidenziato anche dai risultati emersi dalle indagini sugli stili di vita degli adolescenti realizzate da La-boratorio Adolescenza e istituto di ricerca IARD nel 2020 e nel 2021 (prima e durante la pandemia) – e dall’altro considerando come e quanto la società sia intervenuta per sostenere una generazione che, per alcuni versi, ha pagato e sta pagando, per il perdurare della situazione, un prezzo sociale altissimo. Da questa analisi la sensazione che si ha è che nei confronti dell’adolescenza ci si sia mossi proprio come se fosse, ancora una volta, un nonluogo.

Carlo Buzzi
Sociologo, Università di Trento

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